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Luogo: Nughedu Santa Vittoria
Anno: 2019-2020
Cliente: Nughedu Santa Vittoria
Team Leader: Silvia Di Passio, Nicolò Fenu, Matteo Lecis Cocco-Ortu
Stato: in-corso

SPOPLAB

SPOPLAB è la prima esperienza italiana di community manager nelle aree interne nel comune di Nughedu Santa Vittoria (OR). 

Il percorso nasce in continuità con SPOP CAMPUS OMODEO, workshop di discussione e progettualità sul tema dello spopolamento e delle aree interne della Sardegna attraverso due strumenti fondamentali: l’apprendimento collettivo e la cittadinanza temporanea, che 2017 si sono svolti annualmente a Nughedu. 

Spop Lab è un progetto di ricerca-azione, che si propone di affrontare il fenomeno dello spopolamento delle aree interne attraverso un approccio che mette al centro il ruolo della comunità. La figura chiave del progetto è il community manager Silvia Di Passio, che ha il ruolo di  attivare e organizzare le risorse personali e collettive-territoriali, stimolare le relazioni e la capacità di socializzazione degli abitanti tra loro e con esterni, tradurre i bisogni dei singoli e dei gruppi in azioni di confronto e di pianificazione di interventi concreti a contrasto del fenomeno di spopolamento. 

Il percorso che vede la nascita di questo progetto sperimentale ha come protagonista Nughedu Santa Vittoria, un paese nel centro della Sardegna dove risiedono 460 persone. Si è individuata una figura con esperienza in sviluppo locale e strumenti partecipativi che fosse disposta a trasferirsi in un piccolo paese per un periodo sufficiente a portare a termine alcune azioni sperimentali ideate durante i workshop e rielaborate successivamente nei laboratori di co-design con gli abitanti. Le metodologie messe in atto per portare avanti gli obiettivi del progetto Spop Lab sono state di tipo partecipativo e hanno compreso l’approccio del co-design/co-progettazione, della co-creazione e dell’educazione non formale. La creatività collettiva è stata stimolata durante tutto il  processo e il percorso è stato adattato sulla base degli obiettivi e le necessità del gruppo, il programma delle azioni inoltre è stato flessibile a seconda dell’andamento relazionale e delle dinamiche di fiducia del gruppo stesso. Il gioco, l’apprendimento esperienziale, l’approccio orizzontale e gli elementi di educazione emotiva sono stati fondamentali in termini di empowerment per tutte le persone che hanno attraversato il progetto.

Un elemento caratterizzante è stato inoltre l’approccio di lifelong learning poichè si è ritenuto che la continua crescita professionale e l’acquisizione di competenze personali sono fondamentali per tutto il percorso di vita per garantire anche il miglioramento della coesione sociale e della cittadinanza attiva.  I vari approcci hanno favorito la comunicazione tra le persone e la costruzione di una visione di sviluppo come gruppo e non come singolo in cui tutti i soggetti del territorio e non solo quelli rappresentativi- istituzionali sono chiamati a co-progettare. Oltre alle figure di rappresentanza che il community manager ha incluso nel processo costantemente, il percorso di co-progettazione è stato aperto a tutte le forze vive interne, di cittadinanza, imprenditoriali, valorizzando le esperienze in corso e aprendosi all’apporto di competenze esterne.

Il lavoro del community manager è stato quello di mettere insieme e guidare le persone, “i soggetti che vivono il territorio, nella convinzione che essi, dove si mobilitano e mettono in comune le proprie risorse materiali e immateriali, possono fare la differenza”. Gli attori di Spop Lab sono da un lato il community manager con esperienze e competenze che determinano l’approccio professionale e umano-relazionale, dall’altro un gruppo di persone che abitano un paese con caratteristiche intrinseche. Dall’incontro tra le due parti si è determinato quello che è stato l’approccio di tutto il lavoro dove gli obiettivi stanno sullo stesso piano del processo e delle persone ed è tra questi tre elementi che si gioca una partita di equilibrio, costantemente. 

Gli obiettivi di Spop Lab hanno mirato a una riattivazione territoriale attraverso il lavoro soprattutto con i giovani su partecipazione, creatività, lavoro di gruppo e imprenditività sperimentando azioni pratiche e partecipative per rispondere a necessità riscontrate attraverso una gestione condivisa delle responsabilità, e lo sviluppo di una visione progettuale sul lungo periodo. 

A livello generale il fine di Spop Lab è stato quello di sperimentare la necessità di introdurre la  figura del community manager come presenza strutturale nelle comunità per la pianificazione di interventi di sviluppo territoriale.

l progetto ha avuto una durata di 6 mesi e ha coinvolto in maniera attiva un totale di 200 persone di tutte le fasce di età. Sono stati organizzati 8 corsi, 35 sono stati gli incontri/laboratori di formazione dei volontari, 6 sono stati gli eventi che hanno ospitato esperti da diverse parti d’Italia su varie tematiche, 4 sono stati i percorsi di orientamento individuale e moltissimi sono stati i momenti informali di scambio e crescita personale. 

Tra le azioni portate avanti due sono quelle che hanno avuto più esito:

 

  • Il lavoro di formazione dei giovani volontari;
  • Il percorso di imprenditoria;

 

Durante il progetto Spop Lab un gruppo di giovani volontari ha organizzato e gestito tutte le attività insieme al community manager. Il gruppo è stato composto da circa 20 giovani tra i 16 e i 25 anni per il 60% donne, di questi, escludendo gli studenti delle scuole dell’obbligo, il 60% sono giovani NEET, il restante 40% sono giovani lavoratori e studenti universitari. Il gruppo ha vissuto una formazione continua da parte del community manager su ricerca, organizzazione e logistica per la buona riuscita di progetti ed eventi. Inoltre, a cadenza settimanale è stato svolto un lavoro di gruppo basato sulla metodologia non formale che ha consentito ai volontari di confrontarsi e conoscersi meglio per proporre soluzioni a quelle che sono state individuate come le esigenze e le problematiche degli abitanti e diventare così autonomi a conclusione del progetto. Le tematiche principali trattate sono state team building, importanza di ruoli e responsabilità, attivismo giovanile per lo sviluppo locale e lavoro di squadra/rete per la soluzione di problemi. Un focus specifico è stato fatto sulle opportunità giovanili di mobilità europea e volontariato internazionale che ha previsto vari momenti di informazione sulle varie opportunità giovanili anche grazie alla collaborazione instaurata con un’associazione della regione che da 25 anni si occupa di programmi europei giovanili e con cui i giovani di Nughedu hanno stabilito delle connessioni concrete che possono quindi proseguire dopo la fine di Spop Lab. Inoltre sono stati avviati 3 percorsi individuali di accompagnamento per l’esperienza di volontariato europeo ESC e 4 giovani hanno potuto vivere l’esperienza di uno scambio giovanile di 10 giorni a Lorca (Spagna )del programma europeo Erasmus+ sulle tematiche di diritti civili e cittadinanza attiva, acquisendo delle competenze relazionali, interculturali e di dinamiche di gruppo importanti.

Durante il progetto Spop Lab si è deciso inoltre di puntare sulla generazione di idee imprenditoriali focalizzate sulle risorse del territorio. Le tematiche principali individuate sono state le attività produttive sulle quali ad oggi il paese ruota e attorno alle quali si possono costruire concrete progettualità di impresa soprattutto per i giovani. Queste risorse, per la maggior parte a gestione ed uso familiare costituiscono ad oggi alcune tra le più valide possibilità di sviluppo locale a contrasto dell’ inoccupazione giovanile e il conseguente spopolamento dei paesi delle aree interne, nonché strumento di attrattiva di un turismo responsabile e di progetti socio-culturali fondamentali al benessere dei cittadini. Per fare ciò c’è bisogno di spirito d’impresa, competenze tecniche e creatività, saper produrre un prodotto o un servizio non basta. 

In seguito ad un primo censimento realizzato con 5 volontari di Spop Lab su produzioni, mestieri, saperi di Nughedu Santa Vittoria sono state individuate le produzioni più diffuse e con più attrattiva in paese e le necessità specifiche di chi ha intrapreso o vuole intraprendere un’attività imprenditoriale. E’ stato così’ avviato un corso di formazione per stimolare la generazione di idee imprenditoriali, prendendo esempio da realtà di successo e rafforzando le competenze dei partecipanti. I partecipanti che hanno seguito il corso sono stati 10 (di cui 5 hanno all’attivo un’azienda) a cui si sono aggiunti circa 30 partecipanti nei laboratori tecnico/pratici sulle produzioni di interesse in paese: il formaggio e il pane. A contribuire alla realizzazione del corso di formazioni sono stati degli esperti esterni sulle tematiche di “ideazione, e realizzazione di un’impresa”, “storytelling aziendale”, “recupero delle varietà di grano antiche e panificazione” e “tecniche di caseificazione e gestione innovativa delle aziende casearie”. Il contatto con realtà esterne ha permesso ai partecipanti di creare delle relazioni e sviluppare delle idee imprenditoriali importanti. A dimostrazione di ciò c’è l’opportunità che i pastori del paese hanno colto nel partecipare ad un festival rilevante a livello nazionale sulla pastorizia e le produzioni casearie che si realizzerà ad Agosto a Picinisco (FR) e gli incontri che si sono avviati tra i piccoli imprenditori di Nughedu per la realizzazione di un caseificio di comunità.Sulla base dei dati raccolti dal questionario di valutazione finale di Spop Lab emerge che questi sono completamente soddisfatti del progetto Spop Lab poiché il progetto ha avuto una funzione di coesione sociale, sperimentazione delle potenzialità dei singoli e del gruppo, consapevolezza delle proprie risorse . Inoltre più volte è stato individuato come elemento di successo del progetto la “partecipazione guidata”, come strumento per lo sviluppo e l’attivazione dei territori.

Spop Lab ha dimostrato che la partecipazione di comunità, se guidata, stimolata e accompagnata risponde all’insicurezza che attanaglia soprattutto le persone che abitano in territori isolati e svantaggiati. Di solito siamo indotti a cercare soluzioni personali a contraddizioni sistemiche, cercando la salvezza individuale da problemi comuni ma si è dimostrato che se si supera la visione del – vivere come problema individuale una condizione collettiva – si può acquisire controllo sulle condizioni di sfida che le comunità si trovano ad affrontare. Il lavoro del community manager ha reso possibile il concretizzarsi di questa visione attraverso un processo importante di coesione sociale dove tutti gli abitanti del paese sono stati attori protagonisti contribuendo con idee, prendendo decisioni e assumendosi responsabilità.

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